Riflessione - casi estremi

Estremo fisso

Riflessione contro estremo fisso

Quando un impulso come quello in figura, animato da velocità V, incontra un estremo fisso (cioè un mezzo molto più rigido), esercita sul vincolo una forza F (di intensità variabile) in quanto tende a modificare lo stato di quiete delle particelle che lo compongono, volendo accelerarle verso l’alto. Per il terzo principio della dinamica il vincolo esercita sulla corda una forza - F eguale in modulo a quella originaria, contraria in verso e diretta lungo la stessa retta di azione. In seguito all’azione di -F, alla corda viene impresso un nuovo impulso che risulta capovolto e speculare rispetto a quello incidente. Questo viene detto impulso riflesso, e si mette in moto in direzione opposta al primo e con velocità -v. La sua forma capovolta e speculare si spiega osservando che il vincolo riproduce l’azione della sorgente nella stessa successione temporale ma in verso opposto. Pertanto la prima porzione di impulso che incide è anche la prima ad essere rimandata indietro.
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Estremo mobile

Riflessione contro estremo mobile

L’incontro con un estremo libero, cioè con un mezzo molto meno rigido, può essere nella pratica realizzato sorreggendo dolcemente la corda con la mano, oppure tramite un anello libero di scorrere attorno ad un tondino metallico posto orizzontalmente. Il tratto finale di corda si sposta guidato dall’impulso, e l’anello ripete il movimento inizialmente impresso dalla sorgente. Si genera quindi un impulso speculare all’originale (la prima porzione di impulso che incide è anche la prima ad essere rimandata indietro) con lo stesso lato verso l’alto rispetto all’originale, e diretto in verso opposto.
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